Queste opinioni sono piuttosto comuni tra il grande pubblico. In realtà è stato solamente a gennaio che l'Advertising Association nel Regno Unito ha pubblicato un'indagine nella quale si rivelava che la percezione che il pubblico ha della pubblicità è attualmente al minimo storico, con solo il 25% che le dà un'accezione positiva.
Fare la differenza (in senso positivo) nella nostra società non è qualcosa che in effetti viene associato al nostro lavoro quotidiano. Che ti piaccia o no, quel report super complicato su cui hai lavorato per tutta la settimana per analizzare il mercato dei clienti, non aiuterà di certo a risolvere la povertà globale o i tanti altri problemi di cui sentiamo parlare ogni giorno.
Ecco perché è stato interessante notare una presenza in massa da parte dell'industria pubblicitaria alle proteste conto il cambiamento climatico della scorsa settimana.
Venerdì mi sono diretto a Westminster per unirmi alle tante persone che manifestavano insieme e non solo a Londra, ma in tutto il mondo.
Awin ha dato la possibilità a tutti i membri del team, in tutti gli uffici, di partecipare alle manifestazioni senza dover prendere ferie o permesso, supportandoli quindi a far valere i propri diritti.
Erano davvero migliaia i manifestanti radunati vicino alla House of Parliament, che hanno voluto denunciare l'apatia politica del governo con discorsi, canzoni e gli immancabili striscioni e cartelli, in un misto di speranza, disperazione, rabbia ma anche satira.
Tra i tanti, spiccavano quelli dell'iniziativa 'Create and Strike', un movimento incentrato sul mostrare come l'industria pubblicitaria può contribuire a dare un contributo alle proteste e a tutta l'iniziativa.
Tutto ciò potrà sembrare paradossale a molti: un settore che fin dalla sua nascita si occupa di incoraggiare il consumo di massa, ora protesta contro l'impatto schiacciante che proprio quegli eccessi hanno avuto sul nostro pianeta.
Ma la pubblicità e il marketing alla fin fine sono entità amorali: sono strumenti per realizzare azioni specifiche, spesso la vendita di beni e prodotti ai consumatori.
Se cambiano le priorità però, questi stessi strumenti possono diventare uno strumento molto efficace per ottenere cambiamenti positivi per tutta la società.
E queste priorità stanno cominciando a cambiare man mano che le abitudini dei consumatori esprimono una crescente consapevolezza di come le cose che acquistano hanno un impatto sull'ambiente. Molti individui si stanno rendendo conto di avere più potere di attuare un cambiamento effettivo grazie al loro portafogli, piuttosto che attraverso le urne elettorali e la politica.
Il bello dell'affiliazione è che anche in questo caso non è mancato lo spirito imprenditoriale di molti addetti ai lavori, che hanno pensato a nuove soluzioni per rispondere all'evoluzione in atto.
Ad esempio reGAIN, è un'app inglese che ha vinto numerosi premi e che fa si che indumenti vecchi o che non si vuole più non vadano a finire in discarica. Agli utenti viene offerto un codice sconto in cambio dei vestiti che saranno poi riciclati adeguatamente. Sono tantissimi i rivenditori che stanno sostenendo l'iniziativa e che hanno scelto di legare il proprio nome a quello della app.
Oppure Ethical Fashion Guide, un sito che riunisce in un unico spazio tutti i brand di moda del mondo che vendono prodotti fabbricati eticamente, rendendo così ancora più facile fare acquisti per rendere più facile fare acquisti giusti.
O ancora Shop Green, un sito di vendita al dettaglio che utilizza le commissioni che ricava dalle vendite per piantare alberi in tutto il mondo, compensando le emissioni di carbonio. Un'idea alla base anche di Treedom, che permette di regalare (o regalarsi!) tantissime tipologie di alberi, e seguirli a distanza durante la crescita.
Questo va di pari passo con tantissimi nuovi brand attenti alle tematiche, che stanno entrando nel nostro canale e hanno scelto di usare i publsiher per arrivare al target di consumatori online consapevoli.
Marchi come Hand in Hand negli USA, che ha scelto di declinare il suo core business donando una saponetta e un mese di acqua pulita ad un bambino bisognoso, per ogni prodotto acquistato.
Oppure Natura Brasil, un ecommerce brasiliano di prodotti di bellezza a zero emissioni di carbonio, che è anche la prima B Corporation quotata in borsa a sostenere esplicitamente l'ambiente.
Oppure, allontanandoci dal settore della bellezza, qui in Italia troviamo il fornitore di energia pulita Alperia, che ha da poco aperto un programma di affiliazione per promuovere a potenziali clienti l'utilizzo di energia rinnovabile.
Per concludere, se sono le azioni concrete quello che è veramente necessario per ottenere il cambiamento di cui abbiamo bisogno, allora anche l'affiliate marketing può trovare spazio per fare la sua parte.
La sua forza come modello pubblicitario è la stretta relazione con il mondo reale e consumatori attenti pronti a compiere un'azione concreta, adeguatamente misurata e tracciata.
E' chiaro quindi che i nostri clienti e publisher possono aiutare il processo, modificando i meccanismi di rewarding.
Un programma di affiliazione configurato in modo da riconoscere commissioni più elevate per prodotti più rispettosi dell'ambiente, o un programma che premia gli editori per aver ridotto i tassi di reso degli utenti, riducendo così l'impatto ambientale di ulteriori consegne e costi di imballaggio, può condurre a questo tipo di cambiamento.
Allo stesso tempo è improbabile, irrealistico e forse anche ingiusto aspettarsi che gli advertiser cambino i loro modelli di promozione da un giorno all'altro. È necessario prima un maggiore intervento e presa di posizione da parte dei governi.
Grazie ad una nuova tipologia di domanda, e al mutamento dei valori dei consumatori, l'affiliate marketing (e la pubblicità più in generale) può svolgere un ruolo fondamentale nel cambiare l'andamento dei consumi.
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L'ufficio Awin Italia ringrazia Greenpeace per l'attivitò educational svolta presso i nostri uffici giovedì 26 settembre, in occasione della Climate Action Week di Milano.